Ethernet

Una rete locale a 10 Mbit per secondo inizialmente sviluppata dal Palo Alto Research Center di Xerox e successivamente rifinita da Digital Equipment, Intel e Xerox. E' la più diffusa tra le reti locali nel mondo e il suo standard finale porta la firma del comitato 802.3 dell'IEEE (Institute of Electrical and Electronics Engineers). Esistono tre diverse versioni di Ethernet a 10 Mbit per secondo, distinte per tipo di cavo utilizzato: coassiale da circa 1 cm di diametro (thick coax - coassiale spesso) per tratte massime di 500 metri (ormai poco utilizzato), coassiale sottile (3-4 mm di diametro) per tratte massime di 200 metri e doppino ritorto non schermato (il più diffuso) per impianti dove tutte le macchine vengono collegate a un concentratore centrale (hub) con tratte di cavo lunghe al massimo 100 metri. Il doppino (simile al cavo usato in telefonia) è preferibile perchè, oltre a essere più economico, consente maggiore sicurezza. Infatti se si trancia il cavo che collega un computer al concentratore viene isolata solo quella macchina e tutte le altre continuano a trasmettere. Se invece s'interrompe uno spezzone di coassiale tutto il segmento cessa di funzionare.Ethernet è il tipo più diffuso di rete locale che esista al mondo. Con rete locale s'intende un sistema di collegamento tra diversi computer, tutti collocati all'interno del medesimo edificio, entro edifici contigui oppure nell'arco di pochi chilometri nel caso in cui non esistano confini di riferimento precisi. Tale sistema consente lo scambio diretto di dati in formato elettronico tra più di due computer, senza ricorrere al passaggio di dischetti. Il numero di stazioni deve essere per lo meno tre perchè se i computer fossero soltanto due non si potrebbe più parlare di rete, ma bensì di collegamento diretto, da punto a punto, come quello che si crea quando si usano particolari tipi di cavo seriale o parallelo per trasferire dati da un portatile a un desktop. La natura generale di qualsiasi LAN (Local Area Network - rete locale) e quella di Ethernet in particolare è di consentire il libero colloquio con qualsiasi macchina collegata e di trasmettere la stessa informazione contemporaneamente a tutte le macchine in ascolto (broadcasting).Ethernet non è necessariamente la migliore delle tecnologie possibili, ma
si è dimostrata la più economica e la più facile da utilizzare il che ne
ha decretato un enorme successo a tutti i livelli d'impiego e in qualsiasi
area geografica del mondo.

La sua storia ha inizio nei primi anni Settanta presso il Palo Alto
Research Center (PARC), il laboratorio di ricerca di Xerox, per opera di
Robert Metcalfe e David Bloggs. Il lavoro iniziò intorno al 1972, ma la
sua prima definizione pubblica risale a un articolo pubblicato nel 1976
con la firma dei due inventori. Il nome, ideato e registrato da Xerox,
suggerisce l'idea dell'etere, cioè di quella sostanza incorporea che in
passato si supponeva pervadesse tutta l'aria e consentisse il propagarsi
della luce. Così intesa, verrebbe la tentazione di pensare a una rete che
usa onde radio elettromagnetiche per la distribuzione delle informazioni,
quando invece è sempre necessario un cavo in rame oppure in fibra ottica
per convogliare i segnali.
Xerox, come è accaduto successivamente per altre invenzioni sviluppate nei
suoi laboratori californiani, non ebbe l'intraprendeza di trasformarla
immediatamente in un prodotto commerciale e dobbiamo aspettare il dicembre
del 1980 per averne la prima versione utilizzabile, dovuta all'iniziativa
congiunta di Xerox, Digital Equipment e Intel.

Nel 1982 lo standard iniziale fu sostituito dalla versione 2.0, detta
anche Ethernet II oppure DIX (Digital, Intel, Xerox) che costuisce ancora
oggi uno standard di riferimento per numerosi impianti.
Il passaggio finale fu affidarne la standardizzazione a un ente al di
sopra delle parti. Considerando le potenzialità di diffusione mondiale,
Ethernet non poteva restare affidata nelle mani di tre società private.
Tutti gli altri produttori non avrebbero investito in una tecnologia che
sfuggisse al loro controllo. Il ruolo di arbitro fu affidato all'Institute
of Electrical and Electronics Engineers (IEEE), un ente statunitense con
sede a New York che riunisce scienziati, ingegneri e studenti e che nella
prima metà degli anni Ottanta creò un comitato, identificato dal numero
802, il cui compito è di codificare tutti i tipi primari di rete locale,
incluso naturalmente Ethernet. La sua prima formulazione ufficiale risale
al 1983 con la pubblicazione del documento IEEE 802.3 in cui si
definiscono le specifiche elettriche e fisiche per una rete Ethernet a 10
Mbit per secondo su cavo coassiale. Successivamente il documento è stato
perfezionato a più riprese, cominciando dal 1985 con la definizione del
metodo di accesso e proseguendo, poi, con l'aggiunta di versioni capaci di
funzionare anche su cavi di tipo differente e a velocità diverse (1
Megabit per secondo, 100 Megabit per secondo e, l'anno prossimo, 1
Gigabit per secondo).

Il sistema di trasmissione
Ethernet usa un solo cavo per collegare decine di stazioni di lavoro,
ciascuna delle quali riceve contemporaneamente tutto quel che passa sulla
rete, mentre solo una stazione alla volta ha la facoltà di trasmettere.
Ogni stazione è indipendente e non esiste una singola entità che funzioni
da arbitro.
Per inciso, esiste anche una particolare versione di Ethernet che consente
la trasmissione contemporanea da diverse stazioni multiple, usando canali
separati che occupano contemporaneamente lo stesso cavo coassiale,
seguendo un approccio analogo a quello usato per la televisione via cavo.
In tal caso si parla di Ethernet broadband (a banda larga) e ogni scheda
di rete deve montare speciali modem ad alta frequenza per trasmettere e
ricevere sul cavo. Viene usata molto di rado e solo in ambienti
particolari, in ragione dell'elevato costo delle schede.

Tornando all'Ethernet convenzionale, vediamo che le informazioni sono
trasmesse nella forma d'impulsi che si propagano a partire dalla stazione
emittente verso i due estremi della rete (a destra e a sinistra) fino a
raggiungere il punto in cui il cavo termina ai due estremi. In questo
percorso incontrano altri nodi che sono collegati lungo il cavo e che
ascoltano tutto quello che passa cercando di scoprire se è indirizzato a
loro. Ogni messaggio in transito sulla rete (detto anche trama o frame,
all'inglese, perchè composto da una sequenza di bit tra loro combinati)
reca al proprio interno l'indirizzo di origine e quello di destinazione,
perciò ogni macchina lo copia in una piccola porzione di memoria (buffer)
di cui dispone nella scheda d'interfaccia, legge l'indirizzo di
destinazione e, se non coincide con il proprio, lo scarta.

Con questo meccanismo, assicurandosi che una sola macchina alla volta
abbia la possibilità di trasmettere mentre tutte le altre sono in ascolto,
si costruisce in modo semplice una rete a cui è facile aggiungere nodi,
visto che ogni nuovo nodo riceve automaticamente tutto quel che transita
sul cavo e diventa immediatamente parte del gruppo di lavoro, acquistando
anche la facoltà di trasmettere ogni volta che la linea è libera.

Questo sistema vale per qualsiasi genere di rete Ethernet,
indipendentemente dalla sua velocità di funzionamento o dal tipo di cavo
utilizzato. Ogni scheda di rete disponibile in commercio dispone di un
proprio indirizzo permanente, unico al mondo, espresso in numeri
esadecimali e lungo 12 Byte. I primi 6 Byte di questo indirizzo indicano
il costruttore e vengono conservati in un registro mondiale così da
evitare duplicazioni. Gli altri 6 Byte vengono assegnati dal costruttore
medesimo, scheda per scheda, così da creare una combinazione univoca per
ciascun pezzo. Grazie a questo metodo, è possibile risalire in ogni
momento a chi ha fabbricato la scheda e non esiste la benchè minima
possibilità che sulla stessa rete esistano due nodi con il medesimo
indirizzo fisico.

La connessione di varie macchine sullo stesso cavo prende il nome di
topologia elettrica a "bus". Con topologia elettrica si indica la
disposizione delle connessioni elettriche che uniscono i diversi nodi di
una LAN o, più in generale, il percorso logico che le informazioni seguono
per arrivare a destinazione. Il termine bus identifica, come nel caso
dell'omnibus da cui la parola deriva, il fatto che tutti ricevono
contemporaneamente lo stesso segnale e sono collegati al medesimo percorso
trasmissivo. Nelle prime reti Ethernet la topologia elettrica
corrispondeva anche alla topologia fisica, cioè al modo in cui fisicamente
le varie stazioni venivano collegate tra loro. Successivamente, con
l'adozione del doppino, si è mantenuto una topolgia elettrica a bus
(elemento invariabile nella natura di Ethernet), ma la topologia fisica,
cioè il modo in cui i cavi vengono distribuiti, è diventata una stella:
tutte le macchine si collegano a un punto centrale, come vedremo più
avanti.

Qualunque sia la topologia fisica e qualunque sia la velocità, la tecnica
trasmissivia su rame rimane invariata e consiste nel trasmettere un
segnale che assomiglia a un'onda quadra e che oscilla tra valori di
tensione negativi e positivi e ogni transizione (da negativo a positivo o
viceversa) indica la presenza di una cifra binaria, rispettivamente 1 e 0.
Questo sistema prende il nome di codifica di Manchester e ha il vantaggio
di rendere molto più sicuro il riconoscimento degli 1 e degli 0 visto che
non si misura l'ampiezza dell'impulso (alto per 1 e basso per 0 come
avviene all'interno del PC) ma si usa l'inversione di polarità,
facilmente riconoscibile anche in caso di presenza di disturbi. Inoltre,
oltre a convogliare le informazioni digitali, questo genere di codifica
fornisce la sincronizzazione per tutte le interfacce collegate alla rete.

Come viene regolato l'accesso alla rete: il CSMA/CD

Nella rete Ethernet non esiste un arbitro degli accessi bensì un
meccanismo in base al quale le singole stazioni di lavoro si
¤autodisciplinano", astenendosi dal trasmettere quando qualcun'altra lo
sta già facendo. Tecnicamente questo sistema prende il nome di CSMA/CD
(Carrier Sense Multiple Access/Collision Detection - accesso multiplo a
rilevazione di portante con segnalazione di collisione). Interpretando il
significato di questa sigla si comprende anche l'anatomia del meccansimo.
La prima azione che qualsiasi scheda d'interfaccia esegue prima
d'iniziare a trasmettere consiste nell'ascoltare se qualcuno lo sta già
facendo, ecco la rilevazione della portante. Nel caso qualcuno stia
trasmettendo, sul cavo sarà presente un segnale a 20 MHz su cui viaggiano
10 Mbit per secondo (codificati con il sistema di Manchester). In caso di
¤occupato" la workstation desiste e tenta di ritrasmettere più tardi. L'
accesso alla rete è multiplo, perciò tutte le stazioni hanno la stessa
facolta di parlare a condizione di accertarsi prima che la linea sia
libera, operazione che possono eseguire tutte in contemporanea.
Supponiamo, a questo punto, che due stazioni siano pronte a trasmettere e
che abbiano trovato la linea libera. La trasmissione parte nello stesso
momento e quella della prima inevitabilmente collide con quella della
seconda provocando l'ingarbugliamento del segnale elettrico e
l'impossibilità di riconoscere i bit che vi erano contenuti.

Se non esistesse nessun sistema che segnalasse l'avvenuta collisione, le
due stazioni continuerebbero a trasmettere i rispettivi messaggi per
intero, nella convinzione che questi arriveranno a buon fine. Per questo
motivo i progettisti hanno inserito nella scheda d'interfaccia un
ulteriore circuito che rimane sempre in ascolto, anche quando la scheda
medesima sta trasmettendo, per verificare che non siano avvenute
collisioni. Il circuito in sè non è complesso, infatti tutto quel che deve
verificare è l'esistenza di valori di tensione superiori alla norma. In
caso di collisione, infatti, i segnali elettrici delle due stazioni si
mescolano e finiscono anche per sommarsi, perciò la tensione risultante
che circola in rete è maggiore. Non appena la collisione viene rilevata,
le schede d'interfaccia di entrambe le stazioni non interrompono
immediatamente la trasmissione, ma continuano a inviare bit fino a
raggiungere la dimensione minima di un pacchetto di 64 Byte. Questo per
fare in modo che anche tutte le altre macchine sulla rete si accorgano che
la collisione è in corso e che la rete è momentaneamente bloccata. Dopo di
che interrompono la trasmissione e attivano un timer di durata casuale
prima di ritentare la trasmissione. Il fatto che il timer sia casuale
impedisce che entrambe ripartano nello stesso istante, causando una nuova
collisione. Se, nonostante l'uso dei timer, la collisione si verificasse
ancora, il timer verrebbe allungato progressivamente fino a un punto in
cui il continuare delle collisioni indicherebbe un guasto fisico sulla
rete e le singole schede d'interfaccia comunicherebbero al rispettivo
computer l'impossibilità di trasmettere.

Nella realtà le collisioni sono più frequenti di quello che a prima vista
potrebbe sembrare. Infatti, oltre al caso fortuito visto prima di due
stazioni che trasmettono esattamente nello stesso momento, esistono anche
altri casi in cui due o più macchine cercano di prendere possesso della
linea con la convinzione che sia libera, quaundo questa in realtà non lo è
e c'è già qualcun altro che ha cominciato a trasmettere.

Per capire come questo possa accadere dobbiamo parlare di tempi: alla
velocità di 10 Mbit per secondo ci vogliono 100 nanosecondi per inviare un
singolo bit. Trattandosi di un impulso elettrico che viaggia alla velocità
della luce, la propagazione non è istantanea anche se molto veloce. Si
verifica quello che in termini tecnici si chiama ¤ritardo di
propagazione". Ci vuole circa un nanosecondo per percorrere 30 centimetri
e, prima che il secondo bit sia uscito dalla scheda di rete che sta
trasmettendo, il primo bit ha circa trenta metri di vantaggio. Le reti
Ethernet hanno lunghezze di centinaia di metri perciò può benissimo
accadere che una seconda stazione, diciamo a 90 metri distanza dalla
prima, ascolti la linea nel momento in cui la prima ha iniziato a
trasmettere e la troveri comunque libera, visto che il primo bit non è
ancora arrivato fino a lei. In tal caso la seconda stazione inizierebbe la
propria trasmissione e quasi subito si troverebbe coinvolta in una
collisione.

Anzi, anche una terza stazione, ancora più distante potrebbe partire nel
frattempo e provocare un vero e proprio ¤tamponamento a catena". Questo
ci fa capire per quale motivo, al crescere del numero di stazioni presenti
sulla rete, aumenti anche il numero di collisioni e ci spiega anche perchè
una rete Ethernet non possa superare una certa lunghezza. Il problema
viene ulterioremente complicato dal fatto che, mentre la seconda e la
terza stazione si accorgono della collisione quasi immediatamente, la prima
non se ne rende conto fino a quando il segnale di collisione rimbalza
indietro lungo la rete e ritorna fino a lei. Quindi si aggiungono
ulteriori tempi morti perchè, come abbiamo visto prima, bisogna continuare
a trasmettere almeno 64 Byte anche in caso di collisione, così da far
proseguire la collisione abbastanza a lungo da consentire a tutte le
stazioni coinvolte di accorgersene.

La quantità di Byte da trasmettere è legata al tempo che il segnale
elettrico impiega per completare un viaggio di andata e ritorno (round trip
) sull'intera rete. Per l'Ethernet a 10 Mbps le specifiche dicono che,
qualunque sia il tipo di cavo utilizzato, un singolo bit non deve
impiegare più di 50 microsecondi per coprire l'intera lunghezza della
rete nei due sensi, il che equivale a trasmettere 500 bit, cioè 62,5 Byte,
arrotondati a 64. Da questi parametri di partenza derivano una serie di
vincoli di lunghezza del cavo, di numero massimo delle stazioni per tratta
di cavo e di numero massimo di ripetitori. Questi vincoli cambiano per i
vari tipi di Ethernet, come vedremo più avanti.

Per estendere il limite della rete oltre il valore di 50 microsecondi, per
l'andata e ritorno, è nececessario creare una seconda rete e collegarla
alla prima attraverso un dispositivo ¤ponte" (chiamato bridge) che
memorizza ogni messaggio in arrivo da una parte e lo ritrasmette alla rete
successiva solo se è destinato a questa, oppure lo scarta se si tratta di
un messaggio che deve rimanere all'interno della prima rete. Così facendo
svincoliamo le temporizzazioni della prima rete (che da punto di vista del
bridge diventa un ¤segmento") dalla temporizzazione della seconda.
Inoltre riduciamo il traffico generale e le collisioni, visto che evitiamo
il propagarsi di traffico inutile tra le due.

La velocità massima di trasmissione per una rete Ethernet classica è di 10
Mbit per secondo, ma esiste anche una versione a 1 Mbit per secondo creata
da AT&T col nome di StarLAN e usata per un certo periodo tra il 1985 e il
1987 come sistema per sfruttare il doppino telefonico per la trasmissione
dati (decaduta con l'avvento dell'Ethernet su doppino che trasmette 10
Mbps su cavo di tipo telefonico). Negli ultimi due anni, poi, ha
cominciato a diffondersi anche una versione a 100 Mbps, chiamata Fast
Ethernet.

Qualunque sia la velocità massima nominale di queste tre varianti, la
pratica ci dice che è difficile sfruttarne più del 40% quando le si
utilizza nella loro forma originale, cioè numerose macchine connesse a un
singolo percorso trasmissivo. Talvolta si arriva anche al 50 e al 60%, ma
non in modo continuativo. Oltre il 40%, infatti, le collisioni aumentano
molto rapidamente e oltre il 60% diventano predominanti. In ragione di
questo fatto Ethernet ha dovuto per anni respingere la concorrenza di
Token Ring che, in quanto priva di collisioni, riusciva con i propri 4
Mbps a far viaggiare tante informazioni di quante ne conteneva
un'Ethernet a 10 Mbps. Una Token Ring a 16 Mbps si difende meno bene
rispetto a una Fast Ethernet a 100 Mbps, ma il divario non è enorme visto
che quest'ultima, in realtà, non riesce a mettere in campo più di 40 o 60
Mbps reali quando deve servire diverse macchine contemporaneamente.

Esistono modi per ridurre l'effetto delle collisioni, a fronte di un
maggiore investimento sull'hardware, ma questi sono possibili solo con le
reti che usano il doppino oppure la fibra, perciò li vedremo più avanti.

Perchè Ethernet non è idonea al traffico multimediale

Il sistema CSMA/CD tende a garantire a ciascuna stazione la facoltà di
trasmettere, evitando in una certa misura le collisioni accidentali, ma
d'altro canto non garantisce che ciascuna macchina abbia effettivamente
l'opportunità di farsi sentire. Una volta che si è preso il controllo
della rete lo si può conservare anche per un periodo relativamente lungo,
senza dare agli altri la possibilità di fruirne. Al contempo nessuno ci
garantisce di poter continuare a trasmettere indisturbati senza che
qualcuno cerchi d'intrufolarsi, interrompendoci. Il tutto viene lasciato
al caso e per questo motivo si dice che Ethernet usi un sistema di accesso
di tipo probabilistico.

Esiste una certa probabilità che ciascuna macchina riesca a trasmettere,
ma questa probabilità è inversamente proporzionale all'affollamento della
rete e al suo volume di traffico. Inoltre, trattandosi di una probabilità,
la si può quantificare, ma non vi si può fare affidamento. Le reti Token
Ring, invece, impiegano un sistema deterministico grazie al quale
stabiliscono il periodo massimo per il quale ciascuna stazione può tenere
la linea e definiscono anche con quale ritardo potrà riprenderla dopo
averla ceduta. Consentono anche di regolare in una certa misura le
priorità del traffico consentendo la prosecuzione di quelle trasmissioni
che non possono essere interrotte, come l'invio della voce e delle
immagini video in movimento. Ne risulta chiaramente che Token Ring è a
tutti gli effetti una rete multimediale, mentre Ethernet non lo potrà mai
essere, qualunque siano le operazioni di ¤lifting" che i vari fornitori
propongono. L'unica soluzione possibile per aumentare le probabilità che
il traffico multimediale fluisca correttamente su una rete Ethernet
consiste nel tenere la rete libera il più possibile, conferendo a ciascuna
stazione di lavoro il massimo della velocità trasmissiva. Anche in questo
scenario, tuttavia, stiamo ancora parlando di probabilità visto che
nessuno garantisce che il flusso multimediale non si blocchi in qualche
punto del percorso e che non debba essere momentaneamente interrotto.

Ethernet è perfettamente idonea per recapitare qualsiasi genere
d'informazione in formato digitale, ma non sempre lo fa nei tempi a noi
sono necessari. Facciamo un esempio chiarificatore: una stazione deve
trasmettere un file di grandi dimensioni a un server. La trasmissione
incomincia e una parte del file riesce a passare prima che si verifichi
una collisione oppure prima che la stazione mittente faccia una breve
pausa, magari per prelevare le informazioni dal proprio disco rigido. In
quel momento un'altra workstation s'intrufola e prende temporaneamente
controllo della rete. Passano alcune frazioni di secondo e la rete torna
nuovamente libera, perciò la nostra stazione riprende a trasmettere e
spedisce un altro pezzetto di file ma viene nuovamente interrotta. Dopo
un'altra breve pausa, riprende e continua in questo modo fino a
completare l'invio. Il server, durante tutto questo tempo, rimane in
attesa dei dati e mantiene traccia dei vari pezzi che arrivano. Il
risultato finale è che il file ci mette un po' più tempo per essere
trasferito, ma arriva correttamente a destinazione e tutto va bene.

Se invece sulla rete sta viaggiando una conversazione telefonica, la
nostra stazione spedisce una parte di frase, ma s'interrompe a metà
perchè si verifica una collisione e deve attendere che la linea ritorni
libera. Dopo un breve intervallo riprende e completa l'invio di un altro
spezzone di frase e via di questo passo. Immaginativi l'impressione che
ne riceve l'ascoltatore all'altro estremo: l'informazione che arriva,
pur essendo ancora fedele nei contenuti, non è più fedele nella forma e
perciò risulta alterata e scarsamente comprendibile. L'effetto diventa
ancora più marcato quando si trasmettono le immagini di un filmato, visto
che la mole d'infomazioni in transito e molto maggiore e le possibilità
di collisione e d'interruzione aumentano proporzionalmente.

Alcuni fornitori hanno realizzato speciali sistemi per assegnare maggiore
priorità al traffico multimediale rispetto al traffico dati. Nel gergo
informatico si chiamano ¤implementazioni proprietarie", cioè sono
tecnologie che hanno un solo padrone e perciò esulano dallo standard
concordato. Chi acquista questo genere di apparecchiature si vincola a un
solo fornitore, sottostando al prezzo stabilito da quest'ultimo (visto
che c'è concorrenza), e si affida alla costanza di quest'ultimo nel
fornire tali prodotti anche in futuro. Si tratta in sostanza di soluzioni
sgradite ai gestori di rete che non vogliono legarsi vita natural durante
a una particolare marca e che sono disposti ad adottarle come soluzioni
tattiche per risolvere le esigenze immediate di piccoli gruppi di lavoro
solo a condizione che l'investimento sia modesto.

Esiste una proposta di standard comune per realizzare una versione di
Ethernet che sia anche in grado di trasferire traffico multimediale.
Prende il nome di Ethernet Isocrona (IsoENET o IsoEthernet), dove isocrono
significa ¤che avviene nello stesso tempo" e si riferisce al fatto che
il traffico multimediale viene ricevuto nello stesso momento in cui viene
trasmesso, cioè senza ritardi. Ciò è possibile aggiungendo al canale da 10
Mbps standard un secondo canale da 6 Mbps dedicato a questo genere di
traffico, pur continuando ad usare il doppino come sistema di
trasmissione. IsoENET è anche una tecnologia approvata dall'IEEE con lo
standard 802.9a, ma non è mai davvero decollata proprio in virtù
dell'estrema ritrosia a cambiare che caratterizzagli utenti di Ethernet e
che ha favorito il grande successo di Fast Ethernet.

Inoltre esistono sistemi più economici per garantire un adeguato traffico
multimediale, ad esempio: Token Ring (se il traffico è d'intensità
modesta), FDDI (se il collo di bottiglia è sulla dorsale), ATM
(Asynchronous Transfer Mode - se il traffico è intenso oppure se
l'impianto è nuovo), 100VG-AnyLAN (se il traffico è intenso e non si
vuole entrare nella complessità del mondo ATM).

Ethernet rimane, perciò, un'ottima LAN per il traffico dati e può anche
trasportare traffico multimediale in determinate condizioni, ma non
meravigliatevi se i risultati non sono sempre soddisfacenti. È semplice da
posare e da gestire. Costa poco e sarà molto probabilmente la prima rete
locale con cui avrete a che fare.







Glossario dei termini dell'informatica a cura di Roberto Mazzoni
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